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Читаем по-итальянски Antonio Tabucchi Sogno di Samuel Taylor Coleridge


Sogno di Samuel Taylor Coleridge, poeta e oppiomane

Una notte di novembre del 1801, nella sua casa di Londra, in preda al delirio dell'oppio, Samuel Taylor Coleridge, poeta e oppiomane, fece un sogno. Sognò che si trovava su un vascello imprigionato tra i ghiacci. Lui era il capitano, e i suoi uomini, stesi in coperta, cercavano miseramente di ripararsi dal freddo coprendosi con cenci e lacere coperte. Avevano i volti emaciati, le occhiaie profonde e la malattia negli occhi. Un albatro possente, che si era posato su un pennone della nave, teneva le ali spalancate e lanciava un'ombra minacciosa sul ponte. Samuel Taylor Coleridge chiamò l'ufficiale in seconda e gli ordinò di portargli un fucile, ma questi rispose che non c'era più polvere da sparo e gli porse una balestra.

Allora Samuel Taylor Coleridge afferrò la balestra e prese la mira. Pensava che uccidendo l'albatro avrebbe potuto sfamare i suoi marinai sfiniti, evitando loro lo scorbuto e la morte. Prese la mira e scoccò la freccia. L'albatro, col collo trafitto dal dardo, cadde sul ponte e il suo sangue spruzzò il ghiaccio intorno. E allora dal sangue caduto sul ghiaccio nacque un serpente marino che alzò il capo scattante e si affacciò alle murate sibilando con la sua lingua biforcuta. Samuel Taylor Coleridge afferrò la sciabola da capitano che portava al fianco, e prontamente gli tagliò la testa. E allora, da quella testa recisa, nacque una donna magra e vestita di nero, con il volto pallido e gli occhi spiritati. La donna aveva in mano dei dadi da gioco, si sedette sul cassero e chiamò il capitano.

Ora dobbiamo gio care a dadi, disse, se vincerai tu il tuo vascello sarà libero, se vincerò io porterò con me i tuoi marinai. L'ufficiale in seconda si precipitò da Samuel Taylor Coleridge e trattenendolo per un braccio lo pregò di non dare ascolto alla donna funesta, perché sarebbe stata la loro rovina, ma lui avanzò baldanzosamente verso la donna e facendo un inchino si dichiarò pronto a giocare. La donna gli porse la scatola dei dadi e Samuel Taylor Coleridge la afferrò e se la strinse al petto. Poi la agitò furiosamente e gettò i dadi sulle tavole. I marinai lanciarono un evviva: undici erano i punti che il loro capitano aveva segnato. La donna funesta si strappò i capelli e pianse, poi rise maligna mente, poi tornò a piangere lamentandosi come un cane che guaisce. Infine prese i dadi e con un gesto ampio, come se il suo braccio volesse spazzare il ponte, li lanciò. I dadi rotolarono sulle tavole e si fermarono mostrando sei punti su un lato e sei punti sull'altro. In quel momento si alzò un vento ghiacciato che li investì con gelide folate, e col vento sparirono i marinai, la donna funesta e il vascello, una coltre di fumo grigio si stese su tutto e Samuel Taylor Coleridge aprì gli occhi per vedere un'alba nebbiosa che si affacciava alla sua finestra.


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