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Читаем по-итальянски Marcello Fois Nulla (6)


È talmente crudele che mi fa sorridere. Sono tornato tardissimo, ho visto mio figlio che dormiva, mi sono accostato per assicurarmi che respirasse. È stata follia spiccare quel volo. Lo sai, lo sai! Tutto il resto sembra solo cercare una via d’uscita. Alle due di notte non riuscivo a stare dentro casa, sono uscito di nuovo. Ho parlato con un vecchio che si curava l’insonnia aspettando l’alba. Seduti sulla panchina davanti alla chiesa io e lui. A bere la frescura. A dirsi dei pomeriggi troppo torridi. Quando si preferirebbe morire.

Gli ho detto di te. Così anche questo debito era stato pagato. Nessun problema per noi. Continueremo a riempirci la vita. Con la televisione in cucina. Con eserciti di figli da cambiare. Da abbracciare. Da portare a letto. E mogli da vedere nei ritagli di tempo. E mariti, salutati appena in corridoio, baciati per finta prima di piombare nel sonno.

Continueremo. Con amici da sentire ogni tanto a parlare del liceo, di come quello che era scritto si stia tenacemente avverando. Con un sacco di cose da fare e da lasciare incompiute. Con la sveglia che ci fa aprire ancora gli occhi, quando è abbastanza giorno da mettersi in piedi. Solo un po’ più soli, solo un po’ più vecchi. Nessun problema. Perché per noi è diventato facile imbastire commemorazioni, innestare la marcia dei ricordi, persino esagerare col dolore. Noi ci siamo. Ci siamo ancora. Abitiamo questa terra, come era scritto.

Ho caldo, sono talmente sveglio che mi pare di poter camminare per sempre. E tu, la madre di tutti, hai spezzato l’incanto, troppo dolce, dell’immortalità. Perché l’avevamo progettato, tra i banchi di scuola e nei corridoi. L’avevamo assaporato col corpo che ci esplodeva di giorni da consumare.

Per questo io, l’ultimo, non so perdonarti.


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