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Читаем по-итальянски Marco Bettini Color sangue (38)


La percorsero tre gradini alla volta, arrivarono su un pianerottolo di cemento, girarono a sinistra e videro una porta di metallo. Spinto dalla foga, Marco la assalì con un calcio che a Claudia sembrò un goffo tentativo di imitare un colpo di karatè.

La porta non offrì alcuna resistenza e i due cognati furono all’aperto, in fondo all’imbocco di un sottopassaggio cui si accedeva da una scalinata. Salirono in cima e finirono davanti a un’aiuola del policlinico. Sporchi e sudati, cercarono di ricomporsi e cancellare le tracce più visibili della brutta avventura. Nei vialetti di accesso ai padiglioni, la gente camminava tranquillamente. Nessuno si era accorto di niente. Le sofferenze del mondo sotterraneo e del mondo di superficie non comunicavano in alcun modo, divise da strati impermeabili di cemento. Sistemandosi i vestiti, Marco guardò la cognata e fu invaso da una sensazione di euforia. Il pericolo aveva spazzato via ogni incertezza. Era stato costretto ad agire, e aveva agito bene.

Claudia gli cinse la vita con entrambe le braccia e gli appoggiò la testa sulla spalla. Lui fece passare una mano dietro la schiena di lei e gliela mise sul fianco, aiutandola ad allontanarsi lentamente dall’ingresso del sottopassaggio. Da troppo tempo non si sentiva così bene.


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