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Читаем по-итальянски Marcello Fois Nulla (2)


Almeno fosse stato inadatto alle speranze e non avesse allungato quello sguardo oltre il mare. Questa sarebbe stata una soluzione accettabile: amarsi quanto era stato amato dalla pura genetica. E accontentarsi. E pensare che aveva la vita pronta. E la sussistenza nella dispensa abbondante della schiatta mercantile. Un futuro di borghesia anelante; disposta a coprire l’origine di pascoli seccati dalla carestia; e fustagno; e pane secco; e latte inacidito.

Poteva trasformare in Tutto quel Nulla. Perché era stato nutrito di pane bianco, soffice al palato. Ma quel dispregio della sua fronte! Quel cercare una soluzione ossessiva quando poteva bastare esistere! Concepire un universo dove le parole hanno senso, non sono coltelli puntati alla giugulare. Poteva farlo. Non era solo bello. Non era solo il frutto maturo di un rinnovamento apparente. Non era solo un tizzone ancora acceso sotto la cenere grassa.

Aveva visioni. E mondi da condividere. Conosceva entrambe le facce di quel Nulla bifronte. Passato e presente. Senza futuro. Passato virtuale. Presente casuale. Vissuto all’impronta. Nell’affrontare le emergenze. Prima un Passato di sicurezze, in cui la nascita fa la differenza. Induce alla passione per la storia e alla nostalgia per quella stagione in cui chi non aveva niente non aveva neanche la minima idea di quanto gli mancasse, non poteva quantificare la propria indigenza se non in termini di fame e sete.

Poi un Presente sprecato a rifarsi, con accidia, di quel passato. A mondarsi cercando di rigenerare la storia. Col futuro, che bussa alla porta, costantemente respinto. Perché i giochi sono da rifare. Alla luce della tradizione. “Su Connottu” che sistema le cose. Riconduce il sistema ad una prassi consolidata. Produce la furia dei tempi belli.

Una manciata di case, una via principale, letteratura ed arte, sagacia popolana, eroi latitanti, sangue come fiumi in piena, silenzi complici, orrore per i modelli, autocompiacimento, autocommiserazione…
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