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Читаем по-итальянски Marco Bettini Color sangue (40)


Superato l’esame di maturità con il minimo dei voti, Illustri stupì genitori e compagni dandosi da fare per entrare nella redazione del giornale cittadino. Iniziò con piccole cronache, resoconti di conferenze stampa e brevi pezzi di nera. I suoi articoli somigliavano a esercitazioni surreali. La punteggiatura seguiva schemi casuali, che a volte producevano testi di comicità irresistibile, e il controllo che esercitava sui contenuti era decisamente peggiore.

La sua fama di deficiente ingigantì dentro il giornale. Desideroso di acquisire una forma di rispettabilità legata al ruolo professionale, Illustri si comportò come a scuola. Strisciò più di prima, si inchinò, portò il caffè, le valigie, l’auto dal meccanico a tutti i redattori, finché venne assunto. Di lì in poi, sulle stesse basi comportamentali, la sua carriera progredì fulminea.

Unico cruccio, a ogni avanzamento di carriera la dislessia tornava a infastidirlo, come per ricordargli il prezzo della sfida. Le lettere si sdoppiavano, si rovesciavano in un gioco irridente che lo portò contemporaneamente, a trentadue anni, alla vicedirezione del giornale e all’analfabetismo. Cosa che non gli impedì, quattro anni più tardi, di salire sulla poltrona più ambita.

Per avere una vaga idea delle notizie di giornata ascoltava i telegiornali e teneva la radio sempre accesa in sottofondo. Dei turisti morti in Cile gli importava una cosa sola, perché Quindi lo martellava ogni giorno con telefonate perentorie in proposito.


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