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Читаем по-итальянски Marco Bettini Color sangue (27)


Bastava un gesto, un indugio, una carezza come quella che Claudia stava appoggiando sulla fronte del marito, perché lui desiderasse sparire. Pudore, riservatezza, imbarazzo, gelosia, lo allontanavano. Lo tratteneva solo la preoccupazione per la salute di Luca, menomato da uno stupido incidente. Marco faticava ad accettarlo, come se l’organismo minacciato e violato fosse stato il suo.

«Il dottore dice che ti riprenderai in fretta», lo incoraggiò.

«Sì, mi sento già meglio», confermò Luca.

«Devi cercare di prendere le cose con calma, stare tranquillo», sentenziò Marco, pentendosi immediatamente dell’ovvietà.

Dei due, era lui l’impaziente, ma gli piaceva, per una volta, rovesciare le parti e assumere un ruolo protettivo nei confronti del fratello. Sapeva che era impossibile costringere all’immobilità Luca, ipercinetico con la mente straripante di progetti. Si preparò a congedarsi. La presenza contemporanea di due persone, che occupavano due camici sterili, in quel punto del reparto costituiva una vistosa infrazione alle regole ospedaliere.

«Torno domani. Se hai bisogno di qualcosa, Claudia può telefonarmi in ufficio o lasciarmi un messaggio a casa.»

«Non preoccuparti. Ho tutto quello che mi serve. Una settimana e sono a posto.»

Con le forze che tornavano, Luca si stava velocemente riappropriando dei suoi territori psichici, razionalità e ottimismo.

Claudia baciò e salutò il marito mentre Marco usciva nel corridoio. Dopo qualche minuto, insieme, lasciarono il reparto. Solo la presenza della cognata, al suo fianco, impedì a Marco di prendere a calci i carrelli pieni di medicine parcheggiati nel corridoio.

Sotto la pancia a punta, contenuta a malapena dal camice e dalla cintura, il dottor Casti coltivava un robusto giramento di scatole. Odiava i casi che gli si complicavano tra le mani, come quello di Luca Cambi.


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