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Читаем по-итальянски Marco Bettini Color sangue (18)


Niente di meno che un regalo del Mago. Casti considerò brevemente la questione, e concluse che il paziente aveva ottime probabilità di cavarsela, nonostante il pesante intervento. Il nome di alcuni chirurghi si traduceva in complicazioni postoperatorie assicurate, ma non era il caso del Mago. Il dottor Lama, primario di chirurgia ed eminente cattedratico, vantava eccellenti percentuali di successo.

Scrupolo e prudenza consigliarono Casti, appena indossato il camice sterile verde scuro, di leggere la cartella clinica del nuovo paziente, per poi dirigersi verso l’unica stanza del reparto attrezzata per le terapie intensive.

«Il dottor Giovannini» lo inseguì la voce della caposala «ha già prescritto gli esami. Siccome aveva fretta, se n’è andato dieci minuti fa. Appena sono pronti, le porto i referti.»

L’assenza del collega costituiva un rimprovero alle abitudini da ritardatario di Casti. Giovannini non aveva aspettato il suo arrivo per andarsene. Venti minuti di inutile attesa gli erano sembrati sufficienti. Casti riconobbe la sua colpa e si affrettò verso la zona delle terapie intensive. Davanti alla porta notò una giovane dai capelli neri, infagottata nel camice asettico verde, che sedeva stanca con lo sguardo fisso su un punto a dieci centimetri dal suo naso. La donna, assorta, non vide neppure passare il medico.

Il paziente stava emergendo dalla narcosi e il suo aspetto non appariva dei migliori. Non si poteva pretendere di trovarlo in forma dopo l’asportazione di un rene emorragico.

Dal collo sbocciava uno spinotto, bloccato dai cerotti, lasciato in sede per consentire la somministrazione di farmaci per via endovenosa. Una serie di fili saliva dal petto fino al monitor del tracciato cardiaco. Sotto le coperte, dal pene spuntava un catetere vescicale che sfociava in una sacca trasparente appesa a un lato del letto.


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