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Читаем по-итальянски Marco Bettini Color sangue (3)


Sembrava sui vent’anni, età resa incerta dalla mancanza degli incisivi superiori. I capelli crespi erano tanto folti che la testa non si sarebbe bagnata durante un nubifragio. Mostrava lineamenti molto marcati, da beduino. Nel pugno chiuso stringeva qualcosa, forse una lama da spingere in avanti tra le falangi chiuse.

Nonostante la magrezza, appariva forte ed elastico quanto Marco si sentiva debole e goffo dentro il suo metro e settantacinque, snello ma senza muscoli.

Marco avviò il motore, sterzò e il giovane arabo gli si parò davanti bofonchiando parole incomprensibili. Intrappolato nell’auto, nell’impossibilità di partire se non investendo il ragazzo, Marco fece avanzare la Volvo a piccoli scatti, finché l’altro non si scansò urlando. L’auto finalmente partì e nello specchietto retrovisore luccicò qualcosa, seminascosto dalla mano del ragazzo.

Il capitano Pietro Cau guardò giù per la scarpata e osservò meglio il corpo nudo attorno al quale si affannavano due uomini della polizia scientifica. Il cadavere era sdraiato a faccia in giù, con la testa affondata nella ghiaia. L’uomo sembrava ferito in maniera orrenda sui fianchi. I due poliziotti gli avevano detto che era senza pancia. Qualcuno si era incazzato così tanto da togliergli completamente le budella, lo stomaco, il fegato e il pancreas. In pratica, una cavità sanguinolenta occupava il posto dell’addome. Guardandosi intorno, Cau cercò di dimenticare la vittima e di concentrarsi sul luogo.

Si trovava all’interno di una grotta artificiale, quanto restava di una cava di gesso chiusa alla fine degli anni Settanta. Per accedere alla grotta bisognava superare un cancello di ferro chiuso da un pesante lucchetto, che era stato tranciato. Una volta superato il cancello, si entrava in una specie di anfiteatro con un soffitto a cupola, circondato da quattro navate naturali. Il fondo di tre di queste arcate si trovava molto più in basso rispetto a quello dell’ingresso della grotta e formava imbuti di roccia e ghiaia. La parte inferiore era stata riempita di pietrisco, probabilmente quando la miniera aveva cessato l’attività.

 


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