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Читаем по-итальянски Stefano Benni IL DITTATORE E IL BIANCO VISITATORE (2)


Il dittatore tremò. Era venuto per lui il momento della verità. Stava per buttarsi in ginocchio e chiedere perdono, quando il Bianco Visitatore disse:

- Mi piace questo paese, è tranquillo.

- Sì, non c'è male - disse il dittatore.

- Si vede che la gente ci sta bene...

- Abbastanza... magari qualcuno si lamenta, ma...

- Anche nel mio paese - disse il Capo degli Uomini Buoni - c'è sempre qualcuno che si lamenta.

- E poi, per la verità, qualche volta... ho dovuto...

- Dovuto cosa?

- Ho dovuto... intervenire.

- La capisco.

A quelle parole il dittatore si buttò in ginocchio. Com'era buono il capo degli Uomini Buoni! Che grande lezione gli dava! Non con anatemi e ingiurie, ma con la forza dell'indulgenza e del perdono. Indicandogli la via...

Oh sì! Anche lui sarebbe stato buono e comprensivo come il Capo degli Uomini Buoni! Gli baciò la mano, l'anello, la manica e disse:

- Non arresterò più nessuno, indirò libere elezioni, proibirò la tortura, licenzierò gli squadroni della morte... ho capito la Sua lezione.

Il Capo degli Uomini Buoni ritirò di colpo la mano.

- Lei è pazzo - disse - guai a lei se ci prova! Il dittatore trasecolò.

Quando il Bianco Visitatore partì, il dittatore ricominciò a imprigionare e torturare e ammazzare, ma non ci provava più lo stesso gusto.

- È vero - pensava - ci sono degli incontri che cambiano la vita.


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