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Читаем по-итальянски Kit Reed - Inverno


Divideva il suo tempo fra Maude e me, giocava con lei a tavola mulino e la faceva ridere tanto che lei gli diede i suoi orecchini con le perle e la spilla che papà le aveva portato da Quebec. Io gli diedi la spilla da cravatta coi diamanti di mio padre, perché gli piaceva molto, e per Natale gli regalammo i cammei e il bastone da passeggio di papà con l’impugnatura d’oro. Maude si prese il raffreddore l’ultimo giorno dell’anno, e così noi due passammo la sera insieme, io preparai del vino brulé e lui appese un po’ di gioielli della mamma al lampadario, e li faceva girare. Accendemmo le candele e la radio, che trasmetteva l’ultimo dell’anno a Times Square e la Festa da ballo di qualcuno, andai a versarmi un’altra tazza di vino e lui mise la sua mano sopra la mia mentre prendevo la bottiglia, e sapevo che una volta tanto le mie labbra erano rosse e il giorno seguente gli regalai il cappotto di papà col collo di pelo.

Immagino che Maude abbia sospettato che c’era qualcosa fra noi, perché aveva un’aria cupa e cattiva quando le portai il brodo, a pranzo, e disse, Dov’eri a colazione e io dissi, Maude è il primo dell’anno, avevo voglia di dormire di più, una volta tanto. Lei non mi stette neanche a sentire. Sei stata con lui. Pensai, se vuole credere una cosa del genere che lo creda pure, e feci gli occhi assonnati e dissi, Dovevamo inaugurare l’anno nuovo, non ti pare? In due giorni era già alzata, non ho mai visto nessuno uscire dal letto così in fretta dopo un’influenza. Immagino che non sopportasse l’idea di non poter vedere ogni tanto cosa facevamo. Poi mi ammalai io e mi accorsi che tortura doveva essere stata per lei, a non potersi muovere dal letto, chiamavo Maude in continuazione, e certe volte veniva, certe altre no, e quando finalmente veniva su le chiedevo, Maude dove sei stata e lei ridacchiava e non rispondeva. C’era sempre carne, arrosti e braciole e polli in fricassea, e quando le dicevo, Maude non ci resterà più niente, lei sorrideva e diceva, Voglio solo fargli vedere che ci so fare anch’io in cucina, e lui dice che sono molto più brava di te. Dopo un po’ mi alzai, dovevo farlo anche se mi sentivo debole e mi veniva da vomitare, dovevo scendere di sotto e tenerli d’occhio. Non appena mi alzai, preparai un arrosto di daino che avrebbe fatto venire l’acquolina in bocca a un morto, e da quel momento cominciammo a fare a gara l’una con l’altra in cucina. Una volta avevo in mano il manico della pentola, e lei arrivò e cercò di prendermela, dicendo, Lo servo io. Io dissi, Tu sei matta, Maude, l’ho cucinato io, e lei attraverso il vapore disse, Non ti servirà a niente, Lizzie, lui ama me, e io la spinsi da parte dicendo, Maledetta stupida, lui ama me e gli darò le mie ametiste per provarlo. Un paio di giorni dopo non riuscii più a trovarle da nessuna parte, e mi sembrò di sentire dei rumori nella stanza di dietro, e andai alla porta ma anche se erano lì non risposero, la porta era chiusa a chiave, e loro non risposero anche quando bussai. Così il giorno dopo lo portai nella mia stanza e chiudemmo la porta a chiave e gli raccontai una storia su ognuno dei miei gioielli, anche quelli di poco valore, e quando Maude bussò e cominciò a piagnucolare fuori dalla porta, noi rimanemmo in silenzio, e quando uscimmo e lei disse, Allora, Lizzie, cosa ci facevate là dentro, io ridacchiai e non dissi niente.


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