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Читаем по-итальянски GRAZIA VERASANI, L'AMORE E' UN BAR SEMPRE APERTO (2)


Leggo «Telefonare a Angelo Cera». Oggi c’è questa cosa da fare: telefonare a Angelo Cera. È un mese che rimando. Mi avvio verso il telefono con l’agenda dei numeri in mano, alzo la cornetta e sospiro sentendo tu tu. Digito il prefisso di Milano. Se riesco a fare questa benedetta telefonata, penso, dopo mi sentirò esausta ma soddisfatta di me. E se invece mi innervosissi di brutto? Angelo Cera potrebbe dirmi qualcosa che non sono in grado di capire o che potrei fraintendere, e così resterei imparanoiata per il resto del giorno.

Sicuramente direi qualche cazzata e passerei un paio d’ore nel rimorso. No, non ce la faccio. Riappoggio la cornetta e rimando. Ancora. Mi infilo il cappotto sopra il pigiama a righe bianche e blu, non mi lavo e non mi metto le scarpe. Esco così: zoccoli ortopedici, capelli arruffati, occhi cisposi, portafoglio in una tasca e cellulare scarico nell’altra. Tanto, al bar mi conoscono. Ogni giorno mi vedono arrivare così, direttamente dal letto, per un caffè e a volte un bombolone. Emi, la barista, non mi chiede mai cosa voglio e questo è molto bello. Non ci parliamo, nemmeno buongiorno o buonasera. Mentre sfoglio il Carlino lei appoggia la tazzina sul banco, un bricco di latte freddo, una bustina di Dietor e un bicchiere di naturale. Conosce le mie abitudini e io la amo per questo.

Sa che a certe ore i miei arti e le mie corde vocali sono ancora fuori uso; a volte ho la sensazione che si trattenga dal mescolarmi il Dietor nel caffè, per risparmiarmi anche questa fatica. Ci sono giorni che pago ancora prima di berlo, il caffè, e esco dal bar con la testa tra le nuvole. Emi allora mi richiama indietro. «Non lo bevi?», domanda. «Ah», sospiro io picchiettandomi la fronte, e torno dentro a bere il mio caffè. (Per fortuna che c’è Emi a ricordarmi le cose. Ci sono tabaccai che si prendono i miei soldi e non vengono certo a cercarmi in strada con in mano il pacchetto di Camel che ho scordato sul bancone.)

Pochi metri separano la mia abitazione dal bar di Emi, e questa è la sola ragione per cui li faccio a piedi.

Per tutti gli altri posti, lo ammetto, ho sempre la mia macchina sotto il culo. Sono pigra, pigrissima. Sono la persona più pigra che conosco. Solo l’altro ieri, ad esempio, ho scoperto che hanno costruito un grande parco dietro casa mia. Diego mi ha telefonato al cellulare mentre parcheggiavo l’auto, ed ero così presa dalla conversazione che invece di entrare subito in casa mi sono messa a girellare a piedi lì intorno.

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