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Читаем по-итальянски Kit Reed - Inverno


Non doveva farlo, eravamo tutti seduti attorno al tavolo dopo cena e lei mi guardò e disse, Sai una cosa, Arnold, io non mi avvicinerei troppo a Lizzie, ha degli attacchi. Arnold cercò di far finta che non gli importasse, ma quando Maude andò a letto io scesi per vedere come l’aveva presa. Lui era ancora in cucina, che tagliuzzava un pezzo di legno, e quando cercai di toccargli la mano si scostò.

Dissi, Non aver paura, mi capita molto di rado.

Lui disse, Non è questo che mi importa.

E allora cosa ti importa?

Non so, signorina Lizzie, credo che tu non hai fiducia in me.

Certo che ho fiducia in te, Arnold, non ti ho dato tutto?

Lui fece una faccia triste. Tutto tranne la fiducia.

Io ti devo molto, Arnold, mi fai sentire così giovane.

Lui mi sorrise. Sembri più giovane, signorina Lizzie, sei sempre più giovane ogni giorno che passa.

È merito tuo.

Se vuoi, ti potrei far diventare davvero giovane.

Sì, Arnold, sì.

Ma devo essere sicuro che tu hai fiducia in me.

Così gli feci vedere dove tenevamo i soldi. Ormai era mezzanotte passata, ed eravamo stanchi tutt’e due, disse, Domani, e lo lasciai andare a letto.

Non so cosa ci svegliò tutte e due, e ci fece alzare all’alba, ma andai a sbattere addosso a Maude, nel corridoio, e sembravamo due fantasmi, con le camicie da notte addosso. Scendemmo le scale insieme e c’era una luce in cucina, il posto dove tenevamo i soldi era aperto, vuoto, e filtrava la luce dalla porta della ghiacciaia. Mi ricordo che guardai dentro e pensai, la carne è quasi tutta finita. Aprimmo la porta ancora un po’, e lui era lì, aveva fatto una slitta, doveva essere sceso lì ogni notte, a lavorarci. Era piena di roba, la nostra roba, e aveva aperto la porta che dava fuori, aveva scavato una rampa nella neve e si stava allacciando delle scarpe da neve fatte da lui, ancora un minuto e se ne sarebbe andato.


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