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Читаем по-итальянски GRAZIA VERASANI, L'AMORE E' UN BAR SEMPRE APERTO (4)


In bilico sul bordo della vasca: un pacchetto di Camel, un accendino Bic e una lattina di Coca. Sulle ginocchia: carta e penna e un walkman da battaglia. Il bagno è la stanza che io chiamo il mio studio. È qui che lavoro per ore, accovacciata sul water. Sono un tipo nervoso e soffro di gastrite. Vado fiera del mio colon iperirritato, delle cicatrici ulcerose del mio stomaco e delle lunghe, tiepide diarree nel cuore della notte. (Dio, quante canzoni ho scritto seduta sulla tazza…)

Spingo avanti e indietro il nastro dove la cantante ha registrato una linea melodica di voce in inglese maccheronico su una base di piano e un groove di batteria. È la mia ultima cliente, ha ventitré anni e si chiama Linda. Guardo la sua foto: pugliese bionda, occhi chiari e felini. Ieri al telefono mi ha detto: «Sono molto solare, molto positiva». (Okay, Linda, scriverò per te un testo molto solare e molto positivo. Mi pagano per questo.) «Tu mi capisci», ha aggiunto «fai la cantante anche tu, no?». Ho cambiato discorso.

Era troppo lungo da spiegare che cantavo e ora non canto più. (Possibile che Martini, il suo manager, non gliel’abbia detto?)

Mi chiamo Adele Mainati e sono un’ex cantautrice che ha realizzato un paio di dischi di non assoluto insuccesso, e che poi ha rotto contatti e contratti dando forfait in un attimo a tutta un’improbabile carriera.


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