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Читаем по-итальянски GRAZIA VERASANI, L'AMORE E' UN BAR SEMPRE APERTO (21)


È qui che iniziamo la nostra serata al bourbon on the rock.

Mario è sdraiato sul tappeto indiano, con la testa appoggiata a una poltrona a scacchi; sta rollando una canna. Mi chiedo se stasera la musica di Satie riuscirà a calmare i suoi bollenti spiriti.

«Sì, è molto bella, ma l’ascoltiamo sempre», si lamenta.

E Diego, dal corridoio: «Preferisci Bach?»

«Ancora con quel clavicembalo?»

«Non capisci un cazzo». Sento il passo pesante di Diego rimbombare sul parquet lucidissimo (stamane deve essere passata Rina, la donna delle pulizie).

«Se ascolto questa roba adesso», sbuffa Mario «a settant’anni cosa ascolterò?»

Scoppio a ridere. «Ha ragione», intervengo «dopotutto ha solo quarant’anni. Ce l’hai l’ultimo degli Smushing Pumpkins?»

«Ah, no», si impone Diego. «O i Devo o i Talking Heads».

«Qualcosa di moderno mai?», salta su Mario.

«Ad esempio?»

«Underworld, Prodigy, Chemical Brothers…»

«Non se ne parla», taglia corto Diego. «Se devo ascoltare quella roba, allora sempre meglio gli Ultravox… Ah, Baresi non viene».

Lo so già come andrà a finire, che alle due del mattino ci ritroveremo sdraiati sul parquet, cotti dal fumo e dal bourbon, ad ascoltare un vecchio vinile di John Foxx. Da giovani mettevamo su My sex anche venti volte di seguito, e a volte funziona ancora così, con Mario e Diego che non vedono l’ora di fare i nostalgici. «Cosa ti ricorda questo pezzo?», «Ah, un sacco di cose», «E in particolare, cosa?», «Oh, non mi ricordo»…

L’importante è che del passato si respiri ancora l’aria. È stata un tale guazzabuglio la nostra giovinezza; troppi aneddoti, ripetuti troppe volte, che ogni volta cambiano, si colorano, e salta fuori un nuovo particolare, un nuovo punto di vista. Cominceranno a contraddirsi, a fare della polemica. «No, non è così che è andata», «Ti sbagli. Tu poi a Lisbona non c’eri nemmeno». E come al solito si divertiranno ad analizzare i fatti, passati e presenti, con quel gusto che hanno per la psicologia ‘da fondopullman’.

Un’abitudine ricorrente delle nostre serate è parlare male di Fulvio Guidetti, un vecchio amico comune che io e Mario incrociamo di rado e che Diego vede ancora abbastanza di frequente.


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