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Читаем по-итальянски GRAZIA VERASANI, L'AMORE E' UN BAR SEMPRE APERTO (10)


Tre anni fa, scendendo da un palco in preda all’attacco d’ulcera più forte che avessi mai avuto – e ripensando alle parole del mio medico: «Ti stai mangiando dentro» –, decisi che tanto valeva smetterla una buona volta di cantare sciocchezze che non avrebbero mai cambiato il mondo.

Pietro, il mio amante e il mio batterista, stava radunando spazzole e bacchette. Gli sfrecciai davanti tenendomi una mano sullo stomaco. «È l’ultimo concerto», dissi prima di chiudermi a chiave dentro il camerino. Oggi sono tre anni che ho lasciato la musica. (Si può lasciare la musica?)

Mario e Diego furono felici quando li avvertii. «Ma sì», esultarono in coro «pensa alla salute. Chi te lo fa fare di sbatterti sui palchi di mezz’Italia a quelle condizioni? Meglio che te ne stai tranquilla, a casa tua, a scrivere per quelli che sbavano dietro un occhio di bue, mentre tu, nell’ombra, guadagni in disparte sulle loro piroette da rockstar!»

Sì, certo, aveva tutta l’aria di una scelta sensata. Ma ancora non sapevo che, per sopravvivere, avrei dovuto accontentare altri Mangiafuoco riempiendo di stronzate le bocche di imberbi, innocenti ragazzine, emulatrici di Giorgia o Celin Dion, debuttanti a un Sanremo o a un Castrocaro.

Be’, basta piangersi addosso. In fondo è stato anche divertente, sai, uscire dai miei panni, confezionare come una sarta abiti su misura, cercare le parole più ovvie, scrivere per vivere.

E adesso ci sei tu, Linda. Largo a te, benvenuta. Solare e positiva.


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