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Читаем по-итальянски GRAZIA VERASANI, L'AMORE E' UN BAR SEMPRE APERTO (17)


Era la prima volta che entravo nell’ufficio di Martini, in Bmg, ed era la prima volta che vedevo lui, la sua pancia enorme da ottima forchetta e il suo cranio sudato dove la calvizie aveva risparmiato le fasce laterali. Appena entrata, a parte uno stereo da buttare (sono tutti da buttare gli stereo dei direttori artistici, vecchi di un secolo, e dire che la musica dovrebbe essere il loro lavoro), notai un mobile basso, in angolo, dove erano ammassate pile di buste imbottite che arrivavano al soffitto. «Ne arrivano a migliaia ogni giorno, di cassette», disse Martini leggendomi nel pensiero «per non parlare delle fotografie: cantanti buddisti in meditazione, ragazzine seminude sul letto della loro cameretta piena di peluche…»

La sua risata sguaiata fu interrotta dall’arrivo di Alex Mei, l’artista che mi era stato assegnato. Andandogli incontro, osservai che era talmente pieno di sé da spettinare un paio di segretarie che si erano trovate lì lì a passare per il corridoio.

«Hai presente Grignani, Ligabue?», mi chiese Mei quando fummo tutti di nuovo seduti nell’ufficio di Martini.

Annuii.

«Bene», proseguì lui «voglio dei testi così».

Immaginai subito cosa mi aspettava: mesi di fax, montagne di testi da rifare e correggere per accontentare quel tipetto arrogante dal viso d’angelo, che non arrivava al metro e settanta di altezza nonostante i sovrattacchi dei suoi stivaletti da rocker.


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