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Читаем по-итальянски GRAZIA VERASANI, L'AMORE E' UN BAR SEMPRE APERTO (12)


Come spiegargli che tre anni prima avevo nascosto sotto un lenzuolo il mio vecchio Kaufmann? come spiegargli che non riuscivo più a canticchiare persino durante i lavori domestici?

Angelo Cera si sarebbe certamente messo a ridere. No, non lo richiamerò, né oggi né mai, e non andrò a Milano anche se gliel’ho promesso. Non farà una piega. È un uomo d’affari dopotutto, un manager, un talent scout. Ne ho conosciuti tanti. Perché Angelo Cera dovrebbe essere diverso? Non ho niente da dirgli, niente da dire a uno come lui.

Mi dirigo verso la porta con la biro in mano e cancello sul foglietto «Telefonare a Angelo Cera». Oh, una cosa l’ho fatta. Perfetto, ora posso scrivere. Impossibile.

Il telefono squilla. Dico Pronto una volta: silenzio all’altro capo del filo. Lo dico altre due volte poi butto giù. Un orecchio sensibile avrebbe sicuramente colto, all’altro capo del filo, un respiro, un affanno, una piccola accelerazione del cuore… e il mio lo è.

«Questa bambina ha orecchio», diceva a mio padre la mia vecchia insegnante di piano. La signorina Mannino abitava nella via parallela alla mia, in quello che in quartiere veniva chiamato «Il palazzo dei ciechi». A dieci anni entravo in quel palazzo con gli esercizi del Czerny dentro la cartella. Al primo piano una famiglia di ciechi, al secondo un cieco suonatore di trombone, al terzo, al quarto e al quinto ancora ciechi, e cieca la signorina Mannino. Ricordo le sue lacrime quando le dissi che non sarei andata più, che avevo perso la voglia. «Non puoi buttare via tutti questi anni a battere sui tasti solo perché due o tre ragazzini ti aspettano qui sotto dopo la lezione!». Anche i ciechi piangono, pensavo senza ascoltarla, in quella stanza piena di spartiti impolverati e pizzi dappertutto. (L’ho imparata lì, credo, la sensibilità.)

Che dire… Sono tre anni che ricevo telefonate così. Lo so, potrebbe trattarsi di chiunque, qualcuno che si è semplicemente sbagliato, oppure un maniaco. Ma a me piace pensare che si tratti di Pietro e che all’ultimo momento gli viene meno il coraggio di parlarmi.

Pietro.


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