Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
Peter non si mosse. - Fa’ un altro passo, lurida
pulce ammaestrata, e ti lego i baffi intorno al collo.
Il gatto nero diede in un lungo lamento sprezzante.
Ma non si mosse dal punto in cui era. Tutto intorno, dal buio, arrivavano i
gatti del vicinato a vedere che succedeva. Peter li sentiva parlare.
- Una zuffa?
- Una zuffa!
- Il vecchio deve essere impazzito!
- Ha diciassette anni come minimo.
Il gatto nero inarcò la possente spina dorsale ed
emise un altro terribile crescente mugolio.
Peter si sforzò di mantenere un tono di voce pacato,
ma le sue parole uscirono in un susseguirsi di sibili minacciosi: - Sssenti
bello, non sssi passsssa di qui sssenza il mio permesssso, chiaro?
Il gatto nero socchiuse gli occhi. I muscoli del
collo grasso gli si contrassero in una risata che era anche un grido di guerra.
Sul muretto di fronte, un miagolio sommesso e carico
di tensione si diffuse tra un pubblico sempre più numeroso.
- Il vecchio Bill è uscito di senno.
- Si è scelto il gatto sbagliato per fare a botte.
- Ascoltami bene, vecchia pecora sdentata, stava
dicendo il gatto nero in un sibilo assai più convincente di quello di Peter. -
Io sono il numero uno da queste parti. Siamo d’accordo?
E il gatto nero fece l’atto di rivolgersi alla folla
che replicò con un mormorio di assenso. Peter considerò che il pubblico non
sembrava poi troppo entusiasta.
- Se vuoi un consiglio, - proseguì il gatto nero, -
fatti da parte. Sempre che tu non voglia andarti a raccogliere le budella per
tutto il prato.
Peter sapeva che ormai si era spinto troppo in là per
fare marcia indietro. Estrasse gli artigli per assicurarsi una buona presa sul
muro. - Ehi, brutto sorcio pieno di boria! Questo è il mio muro, senti? E tu
non sei altro che la merda molle di un cane con il cimurro.