Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
La linea invisibile funzionava benissimo, finché si
ricordavano che c’era. Dovevano chiedere permesso per passare dall’altra parte.
A Kate era proibito curiosare nella cassetta di Peter, e Peter non poteva
toccare il microscopio senza chiedere. Tutto andò bene finché un piovoso
pomeriggio di domenica non scoppiò una lite delle peggiori su dove esattamente
si trovasse la linea immaginaria. Peter era sicuro che fosse più lontana
rispetto al suo letto. Quella volta Kate non ebbe bisogno di diventare viola,
né di far finta di morire, o di strillare. Le bastò dare un bel colpo sul naso
a Peter con la Cattiva. L’afferrò per la sua unica gamba cicciona e gliela
scaraventò sulla faccia. Perciò, toccò a Peter correre al piano di sotto
piangendo. Il naso non gli faceva poi tanto male, ma sanguinava e non voleva
perdersi un’occasione del genere. Mentre si precipitava di sotto, si passò il
dorso della mano su tutta la faccia e arrivato in cucina, si gettò a terra di
fronte a sua madre gemendo e ululando e contorcendosi tutto. Kate sarebbe finita
in un bel guaio davvero, era certo.
Fu quella lite a convincere i genitori di Peter e Kate
che fosse venuto il momento di separare le stanze dei bambini. Poco dopo il
decimo compleanno di Peter, suo padre svuotò quella che in genere veniva
definita la camera degli scatoloni, che per la verità non ne conteneva neanche
uno, ma solo vecchie cornici vuote e poltrone sfondate. Peter aiutò sua madre a
imbiancare la stanza. Ci misero le tendine e sistemarono un enorme letto di
ferro con i pomelli in ottone.