Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
Svegliandosi al mattino, Peter non apriva mai gli
occhi prima di aver risposto a due semplici domande. Uno: chi ero, già? Ah, si,
Peter, un bambino di dieci anni e mezzo. Due, sempre con gli occhi chiusi: che
giorno è oggi? E la risposta gli piombava addosso, realtà palpabile e ferma
come una montagna. Martedì. Un altro giorno di scuola. Allora si tirava le
coperte sulla testa e andava a rannicchiarsi tutto dentro il suo tepore
facendosi inghiottire da quel buio amico. Riusciva quasi a far finta di non
esistere, ma sapeva che gli sarebbe toccato saltar fuori, prima o poi. Era
proprio martedì, per tutto il mondo. La terra stessa, cigolando nello spazio
freddo, girando e roteando intorno al sole, aveva portato tutti quanti a
martedì e non c’era niente che né Peter né i suoi genitori e neppure il governo
potessero fare per cambiare la situazione. Doveva alzarsi, se non voleva
perdere l’autobus e fare tardi, e finire nei guai.
Che cattiveria però dover trascinare fuori da quel
nido il suo corpo caldo e assonnato e mettersi a cercare nel buio i vestiti,
già sapendo che tra meno di un’ora si sarebbe ritrovato a tremare alla fermata.
Alla televisione, il signore del tempo aveva detto che da quindici anni ormai
non c’era più stato un inverno tanto freddo. Freddo, e noioso, per giunta.
Niente neve, niente brina, neppure uno straccio di pozza gelata per farci le
scivolate Era solo freddo e grigio, con un ventaccio arrabbiato che si infilava
nella stanza di Peter da una fessura della finestra. Certe volte gli sembrava
di non aver fatto altro nella vita che svegliarsi, alzarsi e andare a scuola, e
che sarebbe stato così per sempre. Il fatto poi che anche gli altri, grandi
compresi, dovessero tirarsi giù dal letto nelle scure mattine d’inverno, non
gli procurava il minimo sollievo. Ma la terra continuava a girare, girare, lunedì,
martedì, mercoledì, e la gente continuava ad alzarsi.
La cucina era una specie di stazione intermedia tra
il letto e il gran mondo di fuori. L’aria era densa di fumo del pane tostato,
vapore che usciva dalla valvola del bollitore, e profumo di pancetta. In
teoria, a colazione la famiglia avrebbe dovuto trovarsi riunita, ma accadeva di
rado che si sedessero tutti e quattro insieme. Mamma e papà uscivano per andare
a lavorare, e c’era sempre qualcuno che correva intorno alla tavola in preda al
panico, alla ricerca di un foglio perduto, un’agenda, o magari una scarpa; così
bisognava arrangiarsi a prendere quel che c’era nei tegami e trovarsi un posto
per mangiare.