Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
- Ehi! - strillò Peter. - Ridatemi indietro quella
roba!
Ma non c’era niente da fare. Braccio e gamba
venivano passati sulle teste della folla, fino a raggiungere la Cattiva. Che
prese la gamba e se la infilò. Le stava giustissima. Poi fu la volta del
braccio. Sembrava l’avessero fatto per lei, tanto era perfetto.
Strano, pensò Peter. Era certo che le sarebbero
stati grandi.
Non aveva ancora terminato il pensiero, che di nuovo
le bambole gli erano addosso, gli si arrampicavano su per il corpo, tirando
capelli, strappando vestiti.
- Basta! - gridò. - Mi fate male!
Le bambole risero, continuando a cavargli capelli a
manciate. Gliene lasciarono soltanto un ciuffo ritto in mezzo alla testa.
La Cattiva lanciò a Peter la sua stampella e
saltellò avanti e indietro per mettere alla prova la sua nuova gamba. - È il
mio turno nella stanza, esclamò. - E quanto a lui, può andarsene là sopra. - E
con quello che Peter continuava a considerare il suo braccio, gli indicò lo
scaffale dei libri. La Cattiva balzò leggera sul pavimento, mentre la folla si
accalcava intorno a Peter che fu sollevato e accompagnato alla sua nuova
sistemazione. E così sarebbe senz’altro finita. Se non che in quel momento,
Kate entrò nella stanza.
Dunque, dovete sforzarvi di immaginare la scena dal
suo punto di vista. Era appena tornata dopo un pomeriggio passato a giocare con
un’amica; entra nella sua camera e chi ti trova? Suo fratello sdraiato sul
letto che gioca con le sue bambole, tutte le bambole, che le sposta e fa anche
le voci. L’unica esclusa era la Cattiva, che se ne stava in un angolo sul
tappeto.
Kate avrebbe potuto arrabbiarsi. Dopo tutto, era
contrario alle regole. Peter era entrato nella sua stanza senza chiedere il
permesso, e aveva preso tutte le bambole dai loro posti molto speciali. Ma Kate
scoppiò a ridere alla vista di suo fratello sommerso da sessanta bambole.