Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
Fuori pioveva. C’era ancora una settimana di
vacanze. Kate era andata a giocare da una sua amica. Non c’era altro da fare
che mangiare. Venti minuti più tardi, dell’uovo restava soltanto la carta.
Peter si alzò, ondeggiando lievemente. Aveva la nausea e si sentiva annoiato,
combinazione perfetta per un pomeriggio di pioggia. Che strano, avere una
stanza tutta sua, non gli procurava più nessuna emozione. «Sono stufo di
mangiare cioccolato, - sospirò dirigendosi verso la porta, - e sono stufo della
mia stanza».
Si fermò sul pianerottolo delle scale, domandandosi
se avrebbe vomitato o no. Ma anziché raggiungere il gabinetto, si diresse alla
stanza di Kate ed entrò. Ci era tornato già centinaia di volte, naturalmente,
ma non da solo. Quando arrivò in mezzo alla stanza, gli sembrò come sempre che
le bambole lo stessero osservando. Si sentiva strano, e anche le cose erano
diverse dal solito. La stanza era diventata più grande, e per la prima volta si
rese conto che il pavimento andava in discesa. Le bambole erano più numerose
che mai, con quei loro occhi di vetro, e mentre procedeva scendendo verso il
vecchio letto, gli parve di udire un rumore, come un fruscio. Pensò anche di
aver visto qualcosa muoversi, ma quando si voltò, tutto era di nuovo immobile.
Sedette sul letto e riandò coi pensieri ai giorni in
cui ancora dormiva li. Era piccolo a quei tempi. Aveva solo nove anni. Che cosa
poteva saperne? Se solo il Peter di dieci anni avesse potuto tornare indietro e
raccontare a quel bamboccio inesperto come stavano davvero le cose. A dieci
anni, si che si incomincia ad avere un quadro preciso della situazione, a
capire come gira il mondo... a guardare tutto un po’ dall’alto...
Peter era così impegnato a cercare di ricordarsi
quell’altro Peter più piccolo e ignorante che era stato sei mesi prima, che non
si accorse neppure della sagoma che si stava dirigendo verso di lui
attraversando il tappeto. Quando la notò, diede in un grido di sorpresa e si
precipitò sul letto, tirando su i piedi da terra. Con passo malfermo ma deciso,
avanzava verso di lui la Cattiva. Si era presa un pennello dalla scrivania di
Kate e lo stava usando come stampella. Zoppicava in mezzo alla stanza ansimando
tutta arrabbiata e borbottando parole tremende che nemmeno una bambola cattiva
dovrebbe mai adoperare. Si fermò accanto alla gamba del letto a riprendere
fiato. Peter notò con sorpresa che era tutta sudata sulla fronte e sul labbro
superiore. La Cattiva appoggiò il pennello al letto e si passò sul viso l’unico
braccio di cui disponeva. Poi, rivolgendo a Peter una rapida occhiata e tirando
un respiro profondo, la Cattiva afferrò la stampella e iniziò la scalata del
letto.