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Читаем по-итальянски Читаем по-итальянски ROGER ZELAZNY IL SEGNO DEL CAOS


«Arrivate o ve ne state andando?», chiese.

Luke cercò di alzarsi. La luce diventò più intensa, ma più diffusa.

«Uh, Luke, guarda lì,» dissi, indicandogli un punto del­l'ambiente in cui ci trovavamo.

«Dove?», mi chiese, voltando il capo.

Lo colpii di nuovo.

Mentre Luke perdeva i sensi, il bar cominciò lentamente a svanire nel nulla. Le pareti della caverna ritornarono a fuo­co. Poi sentii la voce del Gatto.

«Me ne sto andando...», disse.

I rumori ritornarono a tutta velocità, anche se questa volta il suono dominante ricordava quello di una cornamusa. Il suono giungeva dallo Jabberwock inchiodato al suolo feri­to. A quella vista decisi di usare l'incantesimo del Quattro Luglio, che non avevo più usato dal mio assalto alla cittadella.

Sollevai quindi le braccia verso l'alto e pronunciai le pa­role magiche. Mi spostai di fronte a Luke per impedirgli di vedere quel che stavo facendo, poi chiusi gli occhi e mi concentrai. Sebbene avessi gli occhi chiusi, sentii un bagliore im­provviso di luce mentre il mio amico Luke diceva:

«Ehi!»

Tutti gli altri rumori cessarono di botto. Una volta ria­perti gli occhi, vidi le due creature distese, immobili ed inton­tite, dall'altra parte della piccola caverna.

Afferrai Luke e me lo caricai sulle spalle. Poi cominciai a guadagnare l'uscita della caverna, scivolando solo una vol­ta sul sangue dei mostri mentre costeggiavo la parete più vici­na della grotta. Le creature cominciarono a muoversi quasi subito, ma i loro movimenti risultarono più riflessivi che spon­tanei. Mi fermai arrivato all'uscita, dove mi accorsi di un grandissimo giardino in piena fioritura. I fiori erano alti qua­si quanto me, ed emanavano un profumo irresistibile a se­conda di dove tirava la piccola brezza.


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