Читаем по-итальянски ROGER ZELAZNY IL SEGNO DEL CAOS
Allungai
la mano verso il boccale. Quand'anche non fossi riuscito a risolvere il mio
problema, avrei potuto almeno pensarci un po' su. Mentre portavo il boccale
alla bocca e mi accingevo a bere un sorso del mio drink, mi accorsi d'un tratto
di un paio d'occhi smorti, alquanto strani, fissi nei miei.
Non
li avevo notati prima ma, la cosa che li rendeva ancora più strani, era che
occupavano un angolo in ombra del dipinto sul muro della stanza... e che si
stavano muovendo. Ebbene sì: quegli occhi si stavano muovendo molto lentamente,
spostandosi sulla mia sinistra.
Quegli
occhi mi ammaliarono, ma li persi di vista. Fui però comunque in grado di
seguire quella cosa che si muoveva nell'erba, diretta verso il punto in cui
m'ero trovato anch'io in precedenza. E, in lontananza, sulla mia destra, al di
là di Luke, scorsi un gentiluomo abbastanza smilzo in giacca scura, con in mano
una tavolozza ed un pennello, tutto intento a completare il dipinto murale.
Bevvi
un altro sorso e poi rivolsi ancora una volta la mia attenzione a quella cosa
che dalla piatta realtà si stava lentamente avvicinando alla tridimensionalità.
Da uno spazio compreso tra una roccia ed un arbusto, spuntò un becco
grigio-azzurro; gli occhi al di sopra di esso tutto ad un tratto s'infiammarono,
e della saliva bluastra gocciolante da un bocca scura cadde al suolo.
Il
padrone di quegli strani occhi doveva essere molto basso, a meno che non fosse
in posizione accucciata; del resto la mia mente non riusciva neanche a capire
se stesse studiando il nostro gruppo nel suo insieme, o se fosse attirato da
me in modo particolare. Mi piegai da un lato ed afferrai Humpty per la cintura
— o la cravatta non ricordo bene — proprio mentre stava per cadere di fianco.