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Читаем по-итальянски ROGER ZELAZNY IL SEGNO DEL CAOS


Posai il mio drink, mi strofinai gli occhi e le tempie e, all'improvviso, mi sembrò che tutto il mondo mi galleggiasse nella testa.

D'un tratto rividi una mia fotografia. Su una carta gi­gantesca. Un Trionfo. Si. Ecco come ero giunto sin lì. Con la carta...

Qualcuno mi poggiò una mano su una spalla. Mi voltai. Era il mio amico Luke Raynard che mi guardava sogghignan­do mentre si avvicinava al bar per fare il bis del suo drink.

«Gran bel party, non è vero?», disse.

«Davvero magnifico. Piuttosto, come hai fatto a trovare un posto simile?»

Scrollò il capo.

«Me lo sono dimenticato. Ma non me ne importa niente.»

Luke si allontanò mentre tra noi cominciava a turbinare un piccolo uragano di oggetti di cristallo. Il Bruco emise una nuvola violacea. E, piano piano, cominciò a sorgere una bel­lissima luna blu scuro.

Cosa c'è che non va in questa immagine, mi chiesi stupito.

All'improvviso mi resi conto d'aver perso la mia capaci­tà critica, perché non ero più capace di focalizzare le anomalie di cui però riuscivo a percepire la presenza. Seppi in quel momento che ero stato catturato, ma non riuscivo a capire come fosse potuto accadere una cosa simile.

Ero stato catturato...

Mi avevano acciuffato...

Ma come era successo?

Be'... tutto era iniziato quando avevo fatto ondeggiare la mia mano. No! sbaglio. Sembra quasi che c'entri lo Zen, ma non è così. La mano che avevo fatto ondeggiare in quel­l'occasione, era emersa dallo spazio occupato dalla mia im­magine sulla carta che poi si era allontanata. Si, era accadu­to... più o meno così.


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