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Читаем по-итальянски ROGER ZELAZNY IL SEGNO DEL CAOS


Strinsi i denti. La musica ricominciò. Percepii un suono leggermente stridulo vicino alla mia mano sul bancone del bar. Notai che il mio boccale era stato nuovamente riempito. Avevo già bevuto abbastanza. Forse era quello il motivo per cui mi ostinavo a pensare a determinate cose.

Mi voltai, e guardai alla mia sinistra, con gli occhi fissi nel punto in cui il dipinto sulla parete diventava un paesaggio vero e proprio.

Al colmo della disperazione, mi domandai tutto ad un tratto se facevo anch'io parte del dipinto.

Non aveva alcuna importanza. Non riuscivo a pensare, ed allora corsi dirigendomi alla mia sinistra. In quel posto c'era qualcosa che stava disturbando la mia mente, e mi sem­brava impossibile esaminare quell'insieme di cui anch'io face­vo parte. Dovevo assolutamente andar via da quel posto per mettere un po' d'ordine nei miei pensieri, e per capire quello che stava accadendo.

Mi trovavo nei pressi del bar, e precisamente nel punto in cui le rocce e gli alberi dipinti diventavano tridimensionali. D'un tratto gonfiai i muscoli delle braccia e mi proiettai sul ripiano del bar. Sentii il vento, senza però percepirlo.

Le cose che mi circondavano sembravano all'improvviso allontanarsi. Mi stavo muovendo. Mi stavo spostando, ep­pure...

Luke Raynard riprese a cantare.

Mi fermai. Poi mi voltai lentamente perché mi sembrò che il mio amico mi stesse quasi a fianco. E così era. Mi trovavo a pochi passi dal bar: Luke Raynard mi sorrideva e continuava a cantare le sue Ballate.


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