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Читаем по-итальянски ROGER ZELAZNY IL SEGNO DEL CAOS


Luke, sempre sogghignando, allungò il boccale per bere un altro sorso del suo drink. Io invece mi sentivo confuso. L'incantesimo che avevo usato per distruggere il Bandersnatch, aveva alterato stranamente il mio modo di pensare. Per un breve attimo ebbi l'impressione che le cose stessero comin­ciando a ridiventare un po' più chiare nel mio cevello, ed attribuii la cosa all'immagine del Logrus che avevo osservato per qualche secondo. Allora pensai di evocarlo ancora una volta.

Il Segno vibrò nell'aria davanti a me, ed io lo osservai molto attentamente. Mi sembrò che un vento gelido comin­ciasse a soffiare nel mio cervello, sollevando e attirando in­sieme piccoli pezzi di memoria, assemblandoli in una struttu­ra unica ed informandoli con l'intelligenza. Naturalmente...

Il gorgoglìo diventò sempre più acuto sino a quando vidi l'ombra dello Jabberwock scivolare tra gli alberi in lontanan­za, con i suoi occhi simili a luci d'atterraggio, e le sue estre­mità appuntite e taglienti per mordere e afferrare...

Ma la cosa non mi fece affatto impressione perché, tutto ad un tratto, realizzai cosa stava accadendo, e chi ne era il responsabile.

Mi curvai sporgendomi in avanti, cosicché le mie artico­lazioni per poco non sfiorarono le dita della mia scarpa destra.

«Luke,» dissi, «abbiamo un problema da risolvere in fretta.»

Il mio amico voltò le spalle al bar, e rivolse lo sguardo verso di me.

«Di cosa si tratta?», mi chiese.

Quelli che hanno il sangue di Ambra nelle loro vene, sono capaci di sforzi terribili. Anzi, siamo anche capaci di sopportare qualche piccola, anche se robusta, bastonatura. Purtroppo, tra noi, queste capacità tendono a neutralizzarsi a vicenda. Perciò, chi è costretto a fare una cosa simile, si deve impegnare a fondo: deve colpire l'avversario con un gan­cio destro...

Sollevai quindi il pugno e colpii con tutta la forza possi­bile Luke alla mascella. Quell'unico cazzotto lo sollevò da terra mandandolo a finire contro un tavolo che, a seguito dell'urto, rotolò di lato. Il mio amico continuò a scivolare per tutta la lunghezza dell'ambiente fino a quando si fermò, con le gambe in aria, ai piedi del tranquillo gentiluomo che sembrava uscito da un dipinto dell'epoca Vittoriana e che, abbandonato il pennello, era sul punto di andar via.

Io allora sollevai il mio boccale con la mano sinistra e mi versai un po' del suo contenuto sulle nocche della mano destra; dopo quello sforzo non indifferente, mi sentivo come se avessi colpito il fianco di una montagna. Mentre ero inten­to al mio compito, le luci si abbassarono e cadde un silenzio di tomba.

Lasciai cadere il boccale sul ripiano del bar. Tutto l'am­biente all'improvviso cominciò a tremare come se fosse stato sottoposto a delle piccole scosse di terremoto. Due bottiglie poste su una mensola caddero a terra, una lampada cominciò ad ondeggiare, e per tutto l'ambiente risuonò un brontolio indistinto.


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