Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
Ma col passare delle ore, incominciò a sentirsi
vagamente diverso. Le parole che aveva detto si misero a ossessionarlo. Le
aveva dette davvero? Non poté non notare la sagoma ricurva di Barry Tamerlane
davanti a lui. Peter si chinò e gli batté sulla schiena con il righello. Ma
Barry scosse la testa e non rispose... Peter trasalì al ricordo di quel che
aveva detto. Si sforzò di far mente locale su tutte le atrocità commesse da
Barry. Cercò di concentrarsi sulla sua vittoria, ma non provava più alcuna
soddisfazione. Si era preso gioco di Barry solo perché era grasso e portava l’apparecchio
e aveva un orsacchiotto e aiutava sua mamma a lavare i piatti. Certo, aveva
voluto difendersi e dare una buona lezione a Barry, ma aveva finito col
trasformarlo in un oggetto di scherno per tutta la scuola. Le sue parole gli
avevano fatto molto più male di qualsiasi pugno sul naso. Lo avevano umiliato.
E adesso il prepotente chi era?
Uscendo per l’intervallo del pranzo, Peter appoggiò
un biglietto sul banco di Barry. C’era scritto, «Ti va di giocare a pallone?
PS. Ce l’ho anch’io un orsacchiotto e devo sempre aiutare mia madre a lavare i
piatti. Peter».
Barry era terrorizzato al pensiero di dover
affrontare gli altri nell’intervallo, perciò accettò volentieri. I due
ragazzini organizzarono una partita e vollero a tutti i costi essere messi
nella stessa squadra. Si aiutarono a segnare, e uscirono dal campo tenendosi
sottobraccio. Non aveva più senso continuare a prendere in giro Barry. Lui e
Peter divennero amici, non proprio del cuore, ma amici, comunque. Barry appese
in camera sua il biglietto che Peter gli aveva scritto, e del prepotente, come
succede con i brutti sogni, ci si scordò presto.