Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
William portò il gatto in soggiorno e lo mise giù.
- Sta’ fermo, - sussurrò il bambino. - Fa’ come ti
dico. Mettiti sulla schiena.
Il Gatto Peter non ebbe molta scelta, perché il
bambino lo stava tenendo fermo con una mano, mentre con l’altra gli rovistava
tra il pelo. Trovò quel pezzetto di osso liscio e lo tirò giù. Peter sentì l’aria
fresca entrargli in corpo. Usci dal gatto. Il Bambino intanto si stava cercando
la cerniera sulla schiena e, quando l’ebbe trovata, l’apri. Ecco il bagliore rosa-violaceo
del gatto scivolare fuori dal corpo del ragazzino e Per un momento i due
spiriti, quello del gatto e quello del bambino si ritrovarono uno di fronte all’altro,
sospesi a mezz’aria sopra il tappeto. Là sotto, giacevano immobili i rispettivi
corpi, in attesa, come due taxi pronti a partire appena fosse salito il
cliente. Nella stanza aleggiava una certa tristezza.
Sebbene lo spirito del gatto non dicesse niente
Peter sentì che il messaggio era, «Devo tornare! Mi aspetta un’altra avventura.
Grazie per avermi permesso di fare il Bambino. Ho imparato tantissime cose che
mi serviranno in futuro. Ma soprattutto, grazie per aver combattuto la mia
ultima battaglia».
Peter era sul punto di dire qualcosa, ma lo spirito
del gatto stava già rientrando nel suo vecchio corpo.
«C’è pochissimo tempo», pareva dicesse, mentre la
luce rosa e violetta si avviluppava nella pelliccia del gatto. Peter fluttuò
verso il proprio corpo e vi si infilò dall’estremità superiore della spina
dorsale.
Da principio si sentì un po’ strano. Quel corpo non
gli stava più bene addosso. Quando si alzò si sentì barcollare sulle gambe. Era
come cercare di camminare con un paio di galosce quattro numeri più grandi del
giusto. Forse il suo corpo era un tantino cresciuto dall’ultima volta che ci
era stato dentro. Meglio sdraiarsi ancora un minuto. Mentre si metteva giù, il
Gatto William si girò per andarsene lento e impettito senza degnarlo di un solo
sguardo.