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Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni


Svanita. L’erba sulla quale era stata sdraiata era ancora pesta, ma a poco a poco si risollevò.

Peter trasferì il vasetto azzurro accanto a suo padre. - Mi pare che ti stia scottando, Papà. - disse Peter. - Ti va se ti passo un po’ di crema?

- No, - rispose il padre, senza aprire gli occhi. Ma Peter ne aveva già pronta un bel po’ e si mise subito a spalmargliela sulle spalle. Dovete sapere che in tutto il mondo non c’era persona che Peter amasse più di suo padre, esclusa sua madre, s’intende. Ed era anche chiaro come il sole che suo padre amava lui. Thomas Fortune continuava tenere in garage una motocicletta 500 di cilindrata (un altro di quegli articoli che non si potevano buttare via), e ogni tanto portava Peter a fare un giro. Gli aveva insegnato a fischiare, ad allacciarsi le scarpe in quel modo speciale e a mettere l’avversario al tappeto. Ma Peter aveva preso la sua decisione, e papà doveva sparire. Questa volta gli ci volle meno di un minuto per passare la crema dai piedi alla testa, e alla fine di Thomas Fortune, restavano sull’erba soltanto gli occhiali da vista.

Rimaneva soltanto Kate. Era sdraiata tutta contenta, a faccia in giù, in mezzo ai suoi genitori scomparsi. Peter diede un’occhiata dentro il barattolo blu. Ce n’era appena quanto bastava per una persona piccola. Si sarebbe sentito uno scemo a dire che voleva bene a sua sorella. Le sorelle ci sono e basta, che uno lo voglia o no. Ma con lei era bello giocare, quando aveva la luna dritta, e aveva una faccia che metteva voglia di parlarle insieme, e magari, sotto sotto, le voleva bene davvero, e anche lei a lui. Comunque, aveva deciso e doveva sparire.


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