Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
Il
guaio è che i grandi si illudono di sapere che cosa succede dentro la testa di
un bambino di dieci anni. Ed è impossibile sapere di una persona che cosa
pensa, se quella persona non lo dice. La gente vedeva Peter sdraiato per terra
un bel pomeriggio d’estate, a masticare un filo d’erba o a contemplare il
cielo. «Peter! Peter! A che cosa pensi?» gli domandavano. E Peter si rizzava a
sedere di soprassalto dicendo: «A niente. Davvero!» I grandi sapevano che nella
sua testa qualcosa doveva pur esserci, ma non riuscivano né a vedere né a
sentire che cosa. Dirgli di smettere non potevano, non sapendo che cosa stesse
facendo. Magari stava pensando di dare fuoco alla scuola, o di dare sua sorella
in pasto a un alligatore, o di scappare di casa a bordo di una mongolfiera, ma
loro non vedevano altro che un ragazzino tutto preso a contemplare il cielo
senza battere ciglio, un ragazzino che, se qualcuno lo chiamava, neppure
rispondeva.
Quanto
a stare per conto suo, be’, neanche quello ai grandi andava giù. A mala pena
sopportano che lo faccia uno di loro. Se ti unisci alla compagnia, la gente sa
che cosa ti passa per la mente. Perché è la stessa cosa che sta passando per la
mente degli altri. Se non vuoi fare il guastafeste, devi unirti alla compagnia.
Ma Peter non la pensava così. Non aveva niente in contrario a stare con gli
altri quando era il caso. Ma la gente esagera. Anzi, secondo lui, se si fosse
sprecato un po’ meno tempo a stare insieme e a convincere gli altri a fare lo
stesso, e se ne fosse dedicato un po’ di più a stare da soli e a pensare a chi
siamo e chi potremo essere, allora il mondo sarebbe stato un posto migliore,
magari anche senza le guerre.
A scuola Peter spesso lasciava Peter seduto nel banco,
mentre la sua mente partiva per lunghi viaggi, ma anche a casa gli era capitato
di avere delle noie per quei sogni a occhi aperti. Un Natale il padre di Peter,
Thomas Fortune, stava sistemando le decorazioni in soggiorno. Detestava fare
quel lavoro. Diventava sempre di cattivo umore. Quella volta, doveva attaccare
dei nastri in alto in un angolo. Be’, proprio in quell’angolo c’era una
poltrona e seduto su quella poltrona a fare niente di speciale, c’era Peter.