Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni
Al colmo della sorpresa, Peter lasciò andare la
gamba e si ritrovò seduto per terra.
- Oplà, - sentì una voce suadente dire al suo posto.
Era terribile, ingiusto, spaventoso. Era sul punto
di piangere, ma non ricordava bene che cosa lo avesse sconvolto. La
concentrazione andava e veniva, galleggiando da un oggetto all’altro.
- Qualcuno mi aiuti! - gridò. - Qualcuno faccia
qualcosa! - Ma dalla sua bocca usci soltanto una serie di suoni
incomprensibili. La lingua si rifiutava di andare dove serviva, e avrebbe
giurato di avere in bocca soltanto un dente.
Le lacrime gli scendevano su tutta la faccia, e
proprio mentre stava per prendere fiato, riempirsi i polmoni e scaricare tutto
il dolore che aveva in corpo, una morsa potente lo afferrò sotto le ascelle e
lo lanciò a una ventina di metri da terra. La bocca gli si spalancò, la
sorpresa lo fece sbavare. Fissava lo sguardo sulla faccia della zia Laura che
era diventata scoscesa e grande come una scogliera. Sembrava uno di quei
presidenti degli Stati Uniti, scolpiti dentro la montagna.
La sua voce, melodiosa e modulata come un’orchestra
sinfonica, gli tuonava sulla testa. - Sono le cinque. Ora di pappa, bagnetto e
nanna! -.
Zia Laura, mettimi giù. Sono io. Sono Peter. Ma
dalla sua bocca usci soltanto qualcosa come: - Aaa, Aguuuu amama.
- Ma certo, - disse lei con tono incoraggiante. -
Pappa, bagnetto e nanna. Hai sentito? - disse poi a qualcuno lontano. - Cerca
di parlare.
Peter incominciò ad agitarsi scalciando. - Mettimi
giù! - Ma adesso si senti trasportare in volo per la stanza a velocità
spaventosa. Di certo si sarebbe andato a schiantare contro lo stipite della
porta. - Iiiiiiik, - squittì. Cambiarono direzione appena in tempo, e lui si
ritrovò in cucina, installato dentro il seggiolone.
Il sole del pomeriggio in mezzo agli alberi del
giardino disegnava sul muro figure cangianti di tale bellezza che Peter scordò
tutto il resto.
Le indicò, esclamando: - Aaak!
La zia Laura canticchiava a bassa voce tra sé e sé e
intanto gli legava un bavaglino al collo. Be’, se non altro adesso non correva
più il rischio di volare a terra. E sarebbe anche riuscito a informarla del
fatto che era vittima di un crudele incantesimo. Perciò, con voce pacatissima
disse: - Aagh, gaaah iiin -. E avrebbe detto anche molto di più se non si fosse
ritrovato la bocca improvvisamente invasa da una cucchiaiata di uovo à la
coque. Sapore, odore, colore, consistenza e schiocco sonoramente appiccicoso
gli invasero i sensi e annebbiarono i pensieri. L’essenza stessa dell’uovo gli
esplose in bocca, sparandogli su fino al cervello uno zampillo di piacere
bianco e giallo. Ne derivò un sussulto del corpo e lo sforzo di indicare la
scodella che Laura teneva fra le mani. Doveva assolutamente averne ancora.
- Aaak, - esclamò a bocca piena, spruzzandosi tuorlo
d’uovo sul braccio. - Aaaak, aaaak!
- Certo, - disse suadente la zia. - Lo so che ti
piace.