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Читаем по-итальянски Ian McEwan L'inventore di sogni


Uscirono tutti. Peter spense il televisore e si acquattò sotto la coperta, in ascolto di quegli scricchiolii e quei sussurri di una casa che si prepari ad accogliere il silenzio. Non si aspettava ancora l’irruzione, non certo alle nove e mezza del mattino. Era certissimo che i ladri non si alzassero di buon’ora. Con ogni probabilità Sam Saponetta si buttava giù dal letto a mezzogiorno e consumava una stanca colazione, preparando il colpo successivo tra una tazza e l’altra di caffè nero, e leggendo i giornali per informarsi sull’eventuale arresto di qualche vecchio amico.

Come previsto, la mattinata trascorse tranquilla. Mrs Farrar fece un salto a trovarlo e gli portò qualche biscotto fatto in casa. Peter guardò la Tv, lesse, controllò l’equipaggiamento e vagò per casa spegnendo un paio di luci e tirando le tende del soggiorno in modo da non poter essere visto dall’esterno. La casa appariva deserta dalla strada. Incominciava a sentirsi inquieto. Consumò il pranzo che la mamma gli aveva lasciato pronto, anche se non aveva fame. Non ne poteva più di televisione e di libri, ma soprattutto, non ne poteva più di aspettare. Si aggirò per le stanze. Diede qualche sbirciatina dalle finestre. La via era deserta, manco un ladro a pagarlo. Forse era stato tutto uno stupido errore. Forse avrebbe fatto meglio ad andare a scuola con i suoi amici.

Avendo cura di portarsi appresso il materiale anti-ladro, Peter andò di sopra, in camera sua. Da quella finestra godeva di una buona visuale della strada in entrambe le direzioni. Nessuno, niente, nemmeno uno straccio di macchina di passaggio. Si sdraiò sul letto sospirando deluso. Dar la caccia ai ladri doveva essere un’attività emozionante, e questa invece era la giornata più vuota e cretina che mai gli fosse accaduto di vivere. Recitare la parte del malato e oziare tutta la mattina gli avevano messo addosso una stanchezza...

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare alla deriva. Non si trattò esattamente di sonno, piuttosto di un vago dormiveglia. Sapeva bene di essere sdraiato sul letto, e sentiva i rumori esterni provenire dalla finestra aperta. Dapprima uno scalpiccio, che da lontano pareva avvicinarsi. Poi un suono secco, uno strusciare di metallo sulla pietra, anche questo sempre più distinto, prima di cessare del tutto. Peter era abbastanza sveglio da sapere che avrebbe proprio dovuto sforzarsi di aprire gli occhi. Doveva alzarsi e andare a chiudere la finestra. Ma stava tanto bene dov’era. Al posto del corpo gli pareva di avere un pallone morbido e pesante, pieno d’acqua. Faceva fatica persino a muovere le palpebre. Ecco un altro rumore che arrivava da fuori, esattamente da sotto la sua finestra, un lieve tonfo ritmico e sommesso, come di passi, ma dei passi lenti di qualcuno che stia salendo una scala. E un ansimare affannoso e irritato che si faceva più forte, sempre più forte...


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