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Читаем по-итальянски Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore


Stanza indaco. Lei.
È lì ormai da più di due mesi, appoggiato sulla sua scrivania. Color grigio chiaro, un po polveroso, schermo ", chiuso. Che faccio, lo accendo? La ragazza gira e rigira davanti a quel portatile misterioso. Certo, ma come si fa a dimenticarsi un computer su un cassonetto? Cioè, bisogna essere proprio dei tonni. Ma perché poi si dirà essere come i tonni? Che, i tonni sono scemi? A me non sembra. Anzi, sono veloci, potenti migratori, l'ho sentito l'altra sera a Quark. Poi me lo disse anche Ivo, il capo della tonnara a Portoscuso, l'anno scorso in Sardegna. Comunque, chi si dimentica così un pc dev'essere un po fuso. La ragazza si siede alla scrivania. Apre il portatile. Vede un piccolo adesivo in basso, vicino al monitor. "Anselmo ." Non ci credo. Di solito qui ci si scrive il nome del computer. Anselmo la vendetta. Andiamo bene. Però... Mica sarà il nome del proprietario? Anselmo. Mah. Preme il tasto di accensione. Però non è mio... mica dovrei. Ma se non lo accendo come faccio a sapere di chi è e magari riportarlo? La schermata blu di Windows col classico suono di saluto si colora davanti a lei. Cavoli. Vedi questo. Non ha neanche messo la password di accesso. Cioè uno apre così, senza protezione... Sul desktop appare l'immagine di un tramonto sul mare. Il cielo ha colori accesi e caldi e le onde sono morbide. Un gabbiano sullo sfondo se ne va per i fatti suoi. Poche icone. Prova ad aprire Outlook. Sono curiosa. Vediamo le sue mail. Poche cartelle. Guarda, guarda... tra quelle ricevute molte indicano "Casa Editrice" nel campo "Da" Uno che scrive? Ma donna o uomo? Poi "Ufficio" Boh, sarà roba di lavoro. Poi altri nomi, Giulio, Sergio,
AfterEight e nick vari.

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