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Читаем по-итальянски Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore


Olly e Diletta si mettono a ridere piano. Poi Olly stringe le mani ad artiglio e mima un gatto che scivola su un vetro. Niki prova a darle un calcio per allontanarla e non ridere anche lei.
"Ah, vedi che non ti dico un'assurdità" continua la mamma, "hai visto, è vero quello che è successo. Senti, potresti tornare a casa? È già mezzanotte."
"Mamma, ma chi volevi per figlia, Cenerentola? Adesso arrivo! Ciao! Baci, baci, baci, ti voglio bene."
"Sì, baci, baci, baci, ma vieni a casa, eh?" e chiudono la telefonata.
"Cazzo, allora è vero quello che ha detto Giò."
"Ma perché avrei dovuto dirvi una cavoiata? Che ragione c'era?"
"Dai, ragazze, andiamo a casa, domani ne sapremo di più dai giornali."
Le Onde vanno verso i rispettivi motorini e miniauto.
Olly sale sul suo scooter, s'infila il casco e lo accende. "Oh, serata moscia, eh?" Niki sorride e monta sul suo motorino. "Sai che penso? Secondo me è stato Giò a chiamare la polizia, almeno per un po ha tolto di mezzo Fernando."
Diletta ride. "Certo che siete davvero delle vipere. Secondo me con voi il segreto è restare sempre fino alla fine, almeno non avete modo di sparlare."
"Ah, sì? L'hai pensata bene" sorride Niki. "Tanto prima di addormentarmi un sms con una cattiveria su di te a Olly glielo mando di sicuro. Mi dispiace, non ci puoi fermare" e così dicendo accende il motorino, sgasa e fugge via, allargando le gambe, alzandole al vento, divertita di assaporare quella sciocca, piccola, splendida libertà.

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