Читаем по-итальянски Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore
"Che bella casa..." dice una delle russe. Alessandro la guarda e sorride. Elena non me l'aveva mai detto! Non fa in tempo ad aprire la porta che Andrea Soldini s'infila dentro e inizia a girare per il salotto. "Veramente bella, sul serio... Ah, sì aspetta, avevo visto queste foto qua. Sì, Elena le aveva portate in ufficio perché doveva fare le cornici. Stanno veramente bene... Che poi sono le foto dei tuoi lavori, no?" "Sì." Alessandro fa entrare anche
Pietro e le tre ragazze russe. "Allora, questo è il salotto, qui c'è il bagno degli ospiti, lì la cucina" continua a camminare seguito da tutti, "la camera degli ospiti con un altro bagno, ok? Se per caso dovesse servire..." Pietro e Andrea si guardano e sorridono. "Sì" fa Andrea, "se per caso." "Ecco, l'importante è che tutto si svolga nel massimo silenzio. Perché sono..." Alessandro guarda l'orologio, "quasi le due
e io vado a dormire... Laggiù" e indica una grande stanza in fondo al corridoio che parte dal salotto. "Eh, mica me la ricordavo così!" dice Pietro compiaciuto. "E infatti non era così. Elena ha voluto fare dei lavori." "Ma come, proprio adesso che..." poi Pietro si ricorda che c'è anche Andrea. "Proprio adesso?" "No, dicevo, ma come proprio adesso... Di solito i lavori si fanno d'estate, mica a primavera!" "Certo, giusto... Scusa, Alessandro, allora è anche giustificato che sei così stressato." "Ma io non sono stressato." "Sì, sei stressato, sei stressato. Vuoi una ciliegia?" "No grazie, vado a dormire." "Una insalata russa?" "Neanche." "Lo vedi che sei stressato?" "Sì, va be, buonanotte. Non fate casino e, quando ve ne andate, chiudete piano la porta, i vicini si lamentano perfino
se sbatte." Pietro allarga le braccia. "Assurdo. Da fargli causa."