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Читаем по-итальянски Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore


Alessandro è sul terrazzo. Guarda lontano in cerca di chissà quale pensiero. Un po di malinconia e quell'ultimo sorso di passito, leggermente più dolce. Poi rientra anche lui, posa il bicchiere sulla libreria, vicino a un libro. Stavolta Aforismi. Sabbia e spuma. Gibran. Lo prende e sfoglia qualche pagina. "Sette volte ho disprezzato la mia anima. La prima volta, fu quando la vidi timorosa di poter toccare le altezze. La seconda volta, fu quando la vidi zoppicante dinanzi allo storpio. La terza volta, fu quando le fu dato di scegliere tra via ardua e via facile, ed essa scelse quella facile. La quarta volta..." Basta. Non so com'è, ma quando stai male, tutto ti suona come se avesse un doppio significato. Alessandro lo richiude e inizia a girare per casa cercando Pietro. Niente. In salotto non c'è. Guarda meglio tra la gente, negli angoli, si sposta superando qualcuno che gli passa davanti... Ah. Non è qualcuno. È Andrea Soldini ed è con una bella ragazza, alta. Andrea gli sorride. Alessandro ricambia ma continua a cercare Pietro. Niente. Non vorrei che... Apre la porta della camera da letto. Niente. Solo qualche giacca buttata sul letto. Anche gli armadi sono aperti. Va in bagno. Prova ad aprire. È chiuso a chiave, Alessandro riprova. Una voce maschile dall'interno dice "Occupato! Se è chiuso è chiuso, no?". È una voce profonda e veramente scocciata. È qualcuno davvero occupato nei suoi bisogni. E non è Pietro. Alessandro va in cucina, la finestra è spalancata. Una tenda chiara e leggera gioca con il vento.

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