Читаем по-итальянски Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore
La ragazza russa scuote la testa e ride, poi mangia libera un'altra ciliegia. Alessandro si avvicina a Pietro e gli dice piano: "Cioè, hai due figli, tra poco fai quarantanni e sei ancora così. Io fra tre anni sarò come te? Sono preoccupato. Molto preoccupato". "Perché? Guarda che in tre anni possono cambiare tante cose. Potresti sposarti, avere anche tu un bambino e poi provarci con una straniera... Ce la puoi fare, dai, mi puoi raggiungere, anzi mi puoi anche superare.
Me lo hai detto proprio tu! Con quella pubblicità dell'Adidas, Impossible is Nothing, e ti fermi proprio su te stesso? Dai, cazzo, ce la puoi fare. Andiamo a casa tua? Dai, prestamela solo per stasera!" "Ma che, sei pazzo?" "Ma sei pazzo tu! Ma quando cazzo mi ricapita una russa così, hai visto quant'è bella?" Alessandro si sposta di poco dalla spalla di Pietro. "Sì, in effetti..." "Che, in effetti, è una sventola da sogno.
Una russa, gamba lunghissima. Guarda, guarda come mangia le ciliegie... Pensa quando mangia..." Pietro fa un fischietto pizzicandolo tra le gambe. "Sì, la bananina. Ahia, e dai, e smettila..." La russa ride di nuovo. Pietro, per cercare di convincere Alessandro, gli fa vedere una busta all'interno della giacca. "Guarda qua, ho già finito la relazione di quella causa con la Butch & Butch. Siete di nuovo dentro, avete una clausola di scadenza che vi garantisce per
altri due anni. Ho già mandato la raccomandata, dai, la dovevo consegnare non prima di una settimana. E invece te la do stasera. Va bene? Sai che bella figura fai in ufficio. Non sei il capo. Sei il grande capo. In cambio però..." "Sì, va bene, vieni a bere una cosa a casa mia. E invito anche..." Alessandro indica la russa.