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Luciana Littizzetto - Il rotolo finito della carta igienica


Peccato che l'impollinazione non sia contemplata nelle abitudini sessuali della nostra specie. Sarebbe fantastico. Noi qui col nostro bocciolo, loro lì con i rispettivi pistilli, ciascuno nella propria aiuola e fanno tutto le api. E invece no. Sempre lì a pestarci gli alluci. L'uomo del mio destino ha un'abitudine che lo ammazzerei con le mie mani non fosse che pesa otto volte me. Quando deve riavvitare la caffettiera la stringe fino allo spasimo. La lucchetta in una morsa diabolica.

Potesse ci piazzerebbe sopra anche i sigilli di ceralacca. E se io decido di farmi un caffè per riaprirla devo prenderla a morsi o chiamare i vigili del fuoco. Tanto svitarla per lui... tric, è un attimo. E che ci vuole? Ci vuole che ti odio. Ci vogliono dei bicipiti come i tuoi, esondato nel cranio! Stessa cosa per il freno a mano. Tira che ti ritira prima o poi si staccherà. Prego il cielo ogni giorno. E poi cosa metti il freno a mano a fare? Abitassimo a Salice d'Ulzio lo capirei. Ma via Juvarra è tutta in piano. Non posso passare le mattine a prendere a roncolate la leva del freno col tacco dello stivale che è di gomma e mi rimbalza sul naso. Per quanto tempo ancora dovrò chiedere aiuto ai passanti che già da anni si erano fatti l'idea che fossi deficiente e in questo caso ne hanno la conferma? E poi ditemi. I vostri boy come sparecchiano? Il mio, che è un pirla praticante, con la tecnica del discobolo. A lancio. Tutto si tira e tutto si distrugge. Si butta in frigo a caso, a mosca cieca. Così la mozzarella finisce nel portauovo, il prosciutto nel cassetto della verdura e la pentola della minestra, visto che scagliarla è un po' un azzardo, la si appoggia in bilico su due mandarini. Un raro caso diminestra basculante.


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