Читаем по-итальянски Connie Willis Una lettera dai Cleary
Ho liberato Stitch e ho gettato il cavo
a lato della strada, e ora penzola dal palo, pronto ad impiccare
Stitch la prossima volta che passerà di lì.
– Stupido cane –
gli ho detto. – Ora spicciati! – e sono tornata
di corsa sul ciglio della strada e su per la collina con le scarpe da
tennis inzuppate d’acqua. Dopo neanche cinque passi lui si è
fermato ad annusare un albero. – Avanti! – gli
ho detto. – Sta facendo buio. Buio!
Mi ha superato come un fulmine,
arrivando fino a metà strada giù per la collina. Stitch
ha paura del buio. Lo so, nei cani non esiste una cosa del genere, ma
Stitch ha paura davvero. Di solito gli dico, – La paranoia
è il nemico numero uno dei cani – ma adesso volevo
mettergli fretta prima che i piedi cominciassero a congelarsi. Mi
sono messa a correre anch’io, e siamo arrivati ai piedi della
collina quasi contemporaneamente.
Stitch si è fermato davanti al
vialetto della casa dei Talbot. La nostra casa non era a più
di un centinaio di metri da quel punto, dall’altro lato della
collina. Si trova sul fondo di una specie di conca formata dalle
colline tutt’intorno. È così ben nascosta che non
si riesce quasi a vederla. Non si riesce nemmeno a vedere il fumo
della nostra stufa al di sopra della collina dei Talbot. C’è
una scorciatoia che passa attraverso la proprietà dei Talbot e
scende tra gli alberi fino alla nostra porta sul retro, ma non la uso
più. – Buio, Stitch – ho detto, seccata,
e ho ripreso a correre. Stitch mi è rimasto alle calcagna.
Quando sono arrivata al nostro
vialetto, il Picco si stava colorando di rosa. Stitch ha orinato sul
tronco di abete un centinaio di volte prima che riuscissi a
trascinarlo di traverso sul vialetto sporco. È un albero
davvero grosso. L’estate scorsa David e papà l’hanno
abbattuto, sistemandolo in modo che sembrasse caduto sulla strada.
Nasconde completamente il punto in cui il vialetto si congiunge con
la strada, ma il tronco è pieno di schegge, e io mi sono
graffiata la mano nel solito posto. Fantastico.
Mi sono assicurata che io e Stitch non
avessimo lasciato segni sulla strada (a parte quelli che lascia
sempre lui – un altro cane ci potrebbe trovare in un
momento, e probabilmente è così che Stitch è
arrivato fino alla nostra veranda: aveva fiutato Rusty) e mi sono
messa al riparo delle colline al più presto possibile. Stitch
non è il solo a diventare nervoso quando è buio. E poi,
i piedi cominciavano a farmi male. Quella sera Stitch era proprio
paranoico, e non ha smesso di correre nemmeno quando siamo arrivati
in vista della casa.
David era fuori, e stava portando
dentro un carico di legna. Si capiva subito che era tutta tagliata
della lunghezza sbagliata. – Ce l’hai fatta per un
pelo, eh? – ha detto. – Hai preso i semi di
pomodoro?
– No – gli ho
risposto. – Ma vi ho portato qualcos’altro. Ho
portato qualcosa a tutti.
Poi sono entrata in casa. Papà
stava srotolando della plastica sul pavimento, e la signora Talbot lo
aiutava reggendola da un lato. Mamma aveva in mano il tavolo da
gioco, ancora piegato, ed aspettava che avessero finito per
sistemarlo davanti alla stufa per la cena. Nessuno si è
degnato di alzare la testa. Mi sono sfilata lo zaino e ho tirato il
giornale della signora Talbot e la lettera.