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Читаем по-итальянски Connie Willis Una lettera dai Cleary


C’era una lettera dei Cleary all’ufficio postale. L’ho messa nello zaino col giornale della signora Talbot e sono uscita per slegare Stitch.

Aveva teso il suo guinzaglio quanto più possibile e stava accucciato dietro l’angolo, mezzo strangolato, a guardare un pettirosso. Stitch non abbaia mai, neppure agli uccelli. Non ha mai uggiolato nemmeno quando papà gli ha medicato la zampa… è rimasto fermo là dove l’abbiamo trovato, fuori nel porticato, tremando un poco e tenendo la zampa tesa perché papà la guardasse. La signora Talbot dice che è un pessimo cane da guardia ma io sono contenta che non abbai. Rusty non faceva che abbaiare, e guarda cosa ne ha ricavato.

Ho dovuto trascinarlo con forza, fargli girare l’angolo, per allentare il guinzaglio abbastanza da poterlo slegare. Mi ci è voluto un po’ per farlo, perché quel pettirosso gli piaceva proprio tanto. – È un segno della primavera, eh, amico? – ho detto io, cercando di slegare il nodo con le unghie. Il nodo non si è sciolto, ma sono riuscita a spezzarmi un’unghia fino alla carne viva. Fantastico. Mamma vorrà sapere se ho notato che mi si stanno rompendo le unghie.

Le mie mani sono un vero disastro. Quest’inverno mi sarò fatta un centinaio di scottature sul dorso delle mani per colpa di quella stupida stufa a legna. C’è un punto, proprio sopra il polso, che mi brucio regolarmente, e così non ho mai la possibilità di guarire. La stufa non è abbastanza grande, e quando cerco di infilarci un ciocco troppo lungo, tutte le volte quello stesso punto urta l’interno della stufa. Quello stupido di mio fratello David non li sega della lunghezza giusta. Gli ho chiesto più volte di farmi il favore di tagliarli più corti, ma non mi presta la minima attenzione.

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