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Читаем по-итальянски Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore


E di nuovo silenzio. Alessandro si tiene basso e rientra piano piano in casa.
Aprile. Siamo ad aprile. E sono incavolato nero. E quel cafone poi... Mi son fatto un attico nel quartiere Trieste e ho beccato l'unico cafone di fronte a casa mia. Suona il telefono di casa. Alessandro corre, attraversa il salotto e si mette in attesa, con un po di speranza. Uno squillo. Due. Entra la segreteria. "Risponde il numero ..." e va avanti, "lasciate un messaggio..." Che sia lei? Alessandro si avvicina alla segreteria con un po di speranza. "... dopo il segnale acustico." Chiude gli occhi.
"Ale, tesoro. Sono io, la tua mamma. Ma che fine hai tatto?
Anche sul telefonino non rispondi."
Alessandro va verso la porta di casa, prende il giubbotto, le chiavi dell'auto e il Motorola. Poi se la sbatte alle spalle, mentre sua madre continua a parlare.
"Allora?" Il messaggio nella segreteria continua: "Perché non vieni a cena da noi la prossima settimana, tu ed Elena magari? Te l'ho già detto, mi farebbe piacere... È tanto che non ci vediamo...".

Ma lui è già davanti all'ascensore, non ha fatto in tempo a sentirla. Non sono ancora riuscito a dire a mia madre che io ed Elena ci siamo lasciati. Che palle. Si apre la porta, entra e sorride guardandosi allo specchio. Spinge il pulsante T. Un po di ironia ci vuole in questi casi. Tra poco avrò trentasette anni e sono di nuovo single. Che strano. La maggior parte dei ragazzi non aspetta altro. Tornare single per divertirsi un po e iniziare una nuova avventura. Già. Non so com'è ma non riesco a prenderla bene. C'è qualcosa che non mi torna. Negli ultimi giorni Elena era strana. Aveva un altro?

No. Me l'avrebbe detto. Be, non ci voglio più pensare. Per questo l'ho comprata. Brumm. Alessandro è sulla sua macchina nuova. Mercedes-Benz mi Cdi. Ultimo modello. Una nuova jeep, perfetta, immacolata, comprata un mese fa per colpa di quel dolore causato da Elena. O meglio di quel "disprezzo sentimentale" che poi lui ha provato. Alessandro comincia a guidare. Poi un ricordo. L'ultima volta che sono uscito con lei. Stavamo andando al cinema. Poco prima di entrare Elena ha ricevuto una telefonata e l'ha rifiutata, ha spento il telefonino e mi ha sorriso. "Niente, lavoro. Non mi va di rispondere..." Anch'io le ho sorriso. Che bel sorriso aveva Elena... Perché sto usando il passato? Elena ha un bel sorriso. E così dicendo sorride anche lui. O almeno si sforza di farlo e prende una curva. A tutta velocità. E un altro ricordo. Quel giorno. Questo fa più male. Ce l'ho stampata sul cuore quella chiacchierata, come fosse ieri, cazzo. Come se fosse ieri.

Una settimana dopo aver trovato quel biglietto, una sera Alessandro torna a casa prima del previsto. E la trova. Allora sorride, di nuovo felice, acceso, speranzoso.

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