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Читаем по-итальянски Luciana Lettizzetto Le loro cose, 2


Tu c'hai le tue, io c'ho le mie, ciascuno c'ha le sue signora mia. Le nostre madri dicevano: mi è arrivato il marchese. Emozionante. E da
dove è arrivato? Da Stupinigi? Ma a piedi o in carrozza? Col suo consesso di dame e cavalieri o solo soletto in compagnia delle sue ghette? Ma come mai viene in visita tutti i mesi 'sto marchese, non ha proprio un tubo da fare... Non può occuparsi del suo feudo? C'è chi usa invece quest'altra dicitura: c'ho il mio periodo. Ah sì? Be', sei un po' sfortunata. Non si può certo dire che sia un bel periodo. Speriamo almeno che passi in fretta. Fammi poi sapere com'è andata.

Squisitissimo invece è informare gli astanti con un classico: sono indisposta. Capisco. Non sei disposta. A fare cosa non si sa, ma brava. Sei una donna che non accetta compromessi. Tutta d'un pezzo. Ti stimo. Ho sentito anche dire: sono ciclata. Bello. Anche ciclabile non è male, come le piste per le bici. Mia nonna invece
diceva: c'ho le baracche e io da bimba mi immaginavo che tutti i mesi montasse su 'sto teatrino. Baracche ma senza burattini. Anche per lo sviluppo femminile si usa un'espressione discretamente idiota: sono diventata signorina. Che già marca male. Passi dalla condizione di bambina a quella di single senza quasi accorgertene. E poi se ti va di sfiga ci rimani, signorina. Per tutta la vita. Anche se sei piombata nella menopausa ormai da lustri. Un bella gallina stagionata rimasta, ahimè, signorina.


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