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Читаем по-итальянски Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore


"Per Alex. Ti ho lasciato qualcosa da mangiare in frigo. Ho telefonato in albergo per avvisarti ma mi hanno detto che eri già partito. Forse volevi scoprirmi. No. Mi dispiace. Non c'è niente da scoprire purtroppo. Me ne sono andata. Me ne sono andata e basta. Per favore non cercarmi almeno per un po. Grazie. Rispetta le mie scelte come io ho sempre rispettato le tue. Elena."
No, Alessandro posa il biglietto sul tavolo, non sono venuti i ladri. E stata lei. Lei ha rubato la mia vita, il mio cuore. Lei che dice di aver rispettato le mie scelte. Ma quali scelte, poi? Gira per casa. Gli armadi sono ormai vuoti. Scelte, eh? Perfino la mia casa non era mia.
Alessandro vede il led della segreteria che lampeggia. Che c'abbia ripensato? Che stia tornando? Preme il tasto speranzoso.
"Ciao. Come stai? È un po che non ti fai sentire, eh... Non si fa così. Perché non venite una sera qui da noi a cena, tu ed Elena? Ci farebbe molto piacere! Chiamami presto, ciao!"
Alessandro cancella il messaggio. Anche a me farebbe piacere, molto piacere, mamma. Ma temo che mi toccherà subire una delle tue cene da solo, questa volta. E tu mi domanderai, allora, ma quand'è che vi sposate tu ed Elena, eh? Ma che cosa aspettate? Hai visto che bello, le tue sorelle hanno già dei figli. E quando ce lo darai un nipotino tutto tuo? E io forse non saprò cosa rispondere. Non riuscirò a dirti che Elena se n'è andata. E allora mentirò. Mentire a mia madre. Certo, non è bello. A trentasei anni poi, trentasette a giugno... È veramente brutto.
Un'ora prima.
Stefano Mascagni è un preciso in quasi tutto. Non per come tiene la sua macchina. L'Audi A Station Wagon prende veloce la curva alla fine di via del Golf ed entra in via dei Giuochi Istmici. Una scritta lasciata da qualcuno sul vetro posteriore saluta il mondo. "Lavami. Il culo di un elefante è più pulito di me" e, sul vetro laterale, "No. Non lavarmi. Sto facendo crescere il muschio per il presepe a Natale." Il resto della carrozzeria lascia intravedere solo qualche sprazzo di argento metallizzato, talmente è polverosa. Una cartellina piena di fogli scivola in avanti e cade dal lunotto, sparpagliandosi sul tappetino. Stessa sorte per una bottiglia di plastica vuota che s'infila sotto il sedile e rotola pericolosamente vicino al pedale della frizione. Una serie indefinita di cartine di caramelle sbuca dal posacenere e lo fa somigliare a un arcobaleno. Meno romantico, però.
Dal portabagagli, all'improvviso, un tonfo cupo. Porca miseria, s'è rotto, lo sapevo. Cavolo. E poi non posso andare da lei con la macchina in queste condizioni. Carlotta chiamerebbe di certo la disinfestazione e poi non vorrebbe più vedermi.

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