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Читаем по-итальянски Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore


Le luci della città sono deboli. Quando non sei di buon umore tutto sembra diverso, assume altre atmosfere. Colori, luci e ombre, un sorriso che non prende, che non attacca. Alessandro guida lentamente. Villaggio Olimpico, piazza Euclide, un giro intero, poi corso Francia. Si guarda attorno. Uno sguardo al ponte. Ma guarda 'sti coglioni. È pieno di scritte. Sporcarlo così. Guarda quella poi... "Patata ti amo." In nome di che? In nome dell'amore... L'amore. Chiedete a Elena notizie del signor Amore. Ehi, mister Amore, dove cazzo sei finito?
Vede due ragazzi mezzi infrascati in un angolo del ponte, dove la luna non batte. Abbracciati, innamorati, avvinghiati, come amorevoli edere alla faccia del tempo, dei giorni, di quello che sarà preda dei venti. Ma Alessandro non ce la fa. Suona il clacson. Apre il finestrino e urla "A ridicoli! Bella la vita, eh? Tanto uno dei due molla!" e poi da gas, schizza in avanti, superando due o tre auto e bruciando anche il semaforo prima che da arancione cambi in rosso. E ancora avanti, tutto corso Francia e poi via Flaminia, ma, arrivato al secondo semaforo, c'è una gazzella dei carabinieri. Rosso. Alessandro si ferma. I due carabinieri chiacchierano, distratti. Uno ride al telefono, l'altro fuma una sigaretta, parlando con una ragazza. Forse l'avrà fermata per un controllo, oppure è un'amica che sapeva che era di turno ed è andata a salutarlo. Fatto sta che il secondo carabiniere dopo un po si sente osservato. Così si gira verso Alessandro. Lo guarda. Lo fissa. Alessandro lentamente gira la testa, fingendo interesse, si affaccia dal suo finestrino per vedere se per caso il semaforo è cambiato. Nulla da fare. Ancora rosso.
"Scusa..." Brumm. Brumm. Arriva uno scooter scassato, un Kymco con un ragazzo e dietro una tipa dai capelli lunghi e scuri. Lui è muscoloso, ha una maglietta celeste aderente e i muscoli si notano tutti lì sotto. "Oh ce l'ho con te, eh..." Alessandro si sporge dalla macchina.
"Sì, prego?"
"No, sei passato urlando mentre stavamo sul ponte di corso Francia. Ma che ce l'avevi co noi? No, spiegate, eh."
"No, guarda, scusa avete capito male, ce l'avevo con quello davanti che rallentava sempre."

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