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Читаем по-итальянски GIORGIO FALETTI - IO UCCIDO


Jean-Loup Verdier premette il pulsante del telecomando e solo quando la saracinesca fu aperta a metà accese il motore, per non respirare i gas di scarico nello spazio ristretto del box. La luce dei fari lasciò lentamente la parete di metallo che si sollevava per an¬dare a bucare lo schermo nero dell'oscurità davanti a lui. Mise su drive la leva del cambio automatico e, quando l'apertura fu com¬pleta, premette l'acceleratore e guidò lentamente l'SLK all'ester¬no. Pigiò il tasto di chiusura puntando il telecomando con il brac¬cio alzato sulla testa, e mentre aspettava il clang della porta che si richiudeva rimase a guardare il panorama che si apriva davanti al cortile di casa sua. Montecarlo era un letto di cemento sul mare. Sotto i suoi occhi la città quasi non aveva forma, avvolta nella leggera fo¬schia di vapore che rifletteva le luci accese nella sera. Poco sot-to di lui, i campi illuminati del Country Club, già su territorio francese, dove probabilmente si stava allenando qualche star del tennis internazionale, di fianco al dito alzato di Parc Saint-Roman, uno dei grattacieli più alti della città. Più giù, verso Cap d'Ail, sotto la rocca della città vecchia, si indovinava il quartie¬re di Fontvieille, strappato all'acqua metro per metro, pezzo per pezzo. Accese contemporaneamente una sigaretta e la radio sintoniz¬zata su Radio Monte Carlo. Mentre avviava la macchina su per la rampa che portava alla strada, con il telecomando azionò l'aper¬tura del cancello. Svoltò a sinistra e scese lentamente verso la città godendo l'aria già calda di fine maggio.

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